Interiora Horror Fest: indipendenza, cultura, qualità.

“La più antica e potente emozione umana è la paura, e la paura più antica e potente è la paura dell’ignoto”.
Howard Phillips Lovecraft
Un gruppetto di giovani appassionati di cinema horror una sera di circa otto anni fa si ritrova in un bar della capitale a discutere di film indipendenti e scopre di condividere le stesse considerazioni in merito a una produzione cinematografica di genere, quella italiana, considerata troppo ancorata al passato, quindi ridotta a sterile reiterazione di clichés. Perché non rimboccarsi le maniche – ci si chiede dunque in seno al gruppo di amici, alcuni dei quali assidui frequentatori di un centro sociale romano molto attivo nel promuovere band di musica estrema – e organizzare insieme una rassegna di musica e cortometraggi indipendenti a tema?
È così gettato il seme che di lì a breve darà vita a Interiora Horror Fest, giunto alla sua VI edizione come una delle realtà socio-culturali totalmente indipendenti più interessanti, multiformi e di respiro internazionale del panorama italiano. Ho scelto di conoscerla meglio attraverso una lunga chiacchierata vis à vis con una delle ideatrici storiche e produttrice esecutiva dell’evento, Giulia Pellini. A farci compagnia nel contesto rilassante di una nota caffetteria/libreria nel cuore di Centocelle, Francesca, comune amica che per prima mi ha parlato di quest’iniziativa made in Italy che, partita in sordina, in meno di dieci anni ha guadagnato grande credibilità anche all’estero.

Da sinistra, Francesca e Giulia Pellini durante il nostro incontro-intervista. Foto di Veronica Ventavoli
Idee chiare, impegno concreto nel sociale, amore per la cultura, l’arte e la creatività a 360 gradi, ricorso sistematico al confronto e al passaparola sembrano essere fin dall’inizio gli ingredienti chiave del progetto. “Io, Marta Montino (direttrice artistica della sezione cortometraggi) e Jacopo Moser, che oggi si occupa delle sezioni ‘musica’ e ‘grafica’ di Interiora, abbiamo immediatamente coinvolto le band del centro sociale, partecipando inoltre a lunghe riunioni sempre molto affollate di persone da tempo specializzate in uno o più ambiti artistici” – esordisce Giulia, trentadue anni, lunghi capelli neri e grandi occhi chiari, curiosi: “Nasce così il 1° Festival Horror Tiburtino, tenutosi al Cantiere Sociale Tiburtino DeCOLLIamo il 30 e 31 ottobre 2009, grazie all’Associazione culturale IMPULSI onlus, da anni impegnata nella promozione di uno stile di vita più sostenibile e nella prevenzione delle devianze soprattutto giovanili: tre sale a disposizione in cui da subito il mondo horror viene approcciato attraverso tutti i linguaggi artistici, con mostre di artisti più o meno noti, cortometraggi di genere selezionati da una giuria di esperti, performance teatrali, scenografiche, di body art e concerti di formazioni provenienti da tutta la Penisola”.
Sebbene nel tempo siano mutate le location romane prescelte per ospitare la manifestazione, sempre più grandi man mano che il numero degli aspiranti alle varie sezioni è andato moltiplicandosi (fra gli altri il CSOA Forte Prenestino e, quest’anno, il Factory MACRO Testaccio, all’ex Mattatoio, comprendente gli spazi circostanti della Città dell’Altra Economia) e similmente si siano estese le giornate dedicate all’evento (che quest’anno va dal 31 ottobre al 4 novembre), così come sono cambiati i partner interessati a patrocinarlo (ricordiamo la decisiva collaborazione col CARMA, Centro di Arti e Ricerche Multimediali Applicate, uno dei più prestigiosi centri artistici in Italia), il nocciolo dell’iniziativa è ancora quello emerso dalle primissime riunioni del collettivo di appassionati. “Interiora è l’unico festival al mondo che tratta il tema della paura in tutte le sue possibili forme e linguaggi restando sempre indipendente e autogestito”, tiene a precisare Giulia:
“Dai siti web alle installazioni tutto è creato e curato da noi. La preparazione dell’evento ci impegna, collaboratori compresi, per un anno intero. L’organigramma delle ultime edizioni consta di cinque sezioni coordinate da altrettanti direttori artistici – cinema, arti visive, musica, arti performative e letteratura (quest’ultima coinvolge anche attori professionisti) – che annualmente prepara il bando a iscrizione gratuita per chiunque voglia presentare un progetto sul mondo dell’horror”.
Mondo che, scopro nel corso dell’intervista, è davvero vastissimo; per questo Giulia e i colleghi ben presto hanno avvertito la necessità di circoscriverlo. Interiora, oltre a rifiutare gli schemi tradizionali del cinema italiano di genere, sceglie d’illuminare di volta in volta alcune specifiche pieghe della paura al fine di stimolare riflessioni e fornire opportunità d’introspezione, oltre al divertimento. Spetta al bando annuale precisare il tema, dalla ‘danza macabra’ all’‘invasione zombie’, cui deve aderire chi intende avanzare proposte artistiche alla giuria di esperti.
Il fulcro dell’edizione 2017, la prima che vede Interiora avvalersi del contributo della Regione Lazio e del sostegno del Comune di Roma e di Zètema a sancirne la valenza sociale e culturale, è il ‘vaticinio’, rituale ancestrale praticato diffusamente in risposta all’atavico bisogno dell’essere umano di conoscere il futuro: Interiora – mostra ciò che hai dentro, recita del resto il titolo completo del Festival 2017.
A dirla tutta, solo a sentir parlare Giulia qualche brivido l’ho avuto; non sarà facile resistere alla tentazione di andare a toccare con mano cosa sia realmente una notte a Interiora.
Passa quasi un mese. Sono più o meno le 20.00. Io e Francesca ci dirigiamo verso lo spazio del MACRO destinato all’evento, nel quartiere Testaccio. È già piuttosto buio e abbiamo qualche difficoltà a individuare l’entrata; una volta riuscite nell’impresa e oltrepassati gli stand gastronomici da cui provengono profumi decisamente invitanti, ci ritroviamo in un luogo grandissimo, inquietante, spoglio. Ad accoglierci, a pochi passi da una già attivissima postazione trucco, una serie di individui – sanguinolenti, feriti, vampireschi – che agli occhi di una neofita quale sono sembrano usciti da un set di Romero. Fra di loro, sotto le spoglie di donna-lucertola, Cristiana Astori. Autrice di una trilogia di successo per i Gialli Mondadori, la scrittrice astigiana è qui – insieme alla critica cinematografica Cristina Ermini e al regista Raffaele Picchio – in veste di giurata dello storico concorso di cortometraggi.
In questa serata d’apertura a giocarsi la partita saranno il francese Le Jour où Maman est Devenue un Monstre, il portoghese Depois do silencio, gli spagnoli Bye Bye Baby e Neron e uno dei pochissimi progetti italiani selezionati quest’anno: L’altra faccia della luna.
In attesa che si apra la rassegna intorno alle 22.00, mentre in una sala a poca distanza stanno proiettando alcuni rarissimi film in 35 mm per il Michele De Angelis’ Horror Picture Show (fra i tanti, Francesca mi segnala che lo spagnolo La semana del asesino, mai trasmesso in lingua italiana, è previsto nella serata di venerdì 3 novembre), ci aggiriamo fra i molteplici spazi destinati alle più disparate installazioni artistiche. È la mostra Ars Infecta: The Art of Dark Waters a colpirci per prima. Il regista Mariano Baino espone qui in anteprima assoluta alcuni dipinti inediti e gli inquietanti bozzetti preparatori del film Dark Waters, che un noto quotidiano nazionale ha definito “un autentico oggetto di venerazione per gli appassionati dell’horror”. All’interno di una piccola sala illuminata da un’unica fonte di luce gialla dal basso, costellata da tessuti usurati e lacerati, il visitatore si trova immerso in un’atmosfera onirica in cui emergono simboli di difficile interpretazione e inaspettate creature mitologiche.

La sala della mostra Ars Infecta: The Art of Dark Waters del regista Mariano Baino. Foto di Veronica Ventavoli
Nelle sale laterali, contemporaneamente, una pluralità di linguaggi audiovisivi attuali presentati dal CARMA e curati da Veronica D’Auria – dal disegno, alla pittura, scultura, videoproiezioni, mapping, ologrammi e realtà virtuale – creano un percorso dedicato al vaticinio con una serie di opere realizzate appositamente per Interiora. C’è anche il poliedrico Lino Strangis, con la performance Stonertronic oracle, vera e propria quintessenza della manifestazione in cui il rito del vaticinio è interpretato in un’esibizione di improvvisazione con due musicisti e altrettante performer.
A pochi minuti dalle 22.00, ci addentriamo nel settore dedicato alla rassegna principale; qui scopriamo che la ‘nostra’ Giulia veste anche i panni di cassiera che non risparmia sorrisi al pubblico di curiosi e (almeno nel mio caso) piuttosto timorosi. Un pubblico che, come lei stessa ci aveva anticipato, rispecchia gli organizzatori dell’evento – età media 30 anni – con non poche eccezioni, quali persone ultracinquantenni. Minimo comun denominatore, l’attenzione silenziosa e totale nei confronti di ogni singolo corto che verrà presentato di lì a poco. Apre il francese Le Jour où Maman est Devenue un Monstre, che a fine serata decreterò mio personale vincitore del quintetto; disturbante e ansiogena, l’opera di Joséphine Hopkins si muove lungo binari già ampiamente sfruttati dal cinema e soprattutto dalla letteratura di genere (la trasformazione dell’uomo in mostro) ma lo fa in maniera intelligente e originale, ricorrendo a pochi e credibilissimi effetti speciali (terribili i martellanti primi piani sulla mano squamata della ‘maman’) e affidandosi a due attrici (la madre e la giovanissima figlia) dalla recitazione centrata e convincente.
Secondo nella mia classifica di gradimento l’italiano L’altra faccia della luna, brevemente introdotto dal regista Luca Caserta affiancato dal protagonista Francesco La Ruffa. Anche qui la tematica non originalissima (l’altro da noi) è affrontata in modo artisticamente tutt’altro che scontato: la regia è scarna ed essenziale come la natura silente in cui è immerso La Ruffa che, completamente nudo, offre una prova recitativa fisicamente ed emotivamente estrema. Il corto, approdato anche all’European Short Film Festival di Berlino, piega l’horror a raccontare metaforicamente quel che l’animo umano nasconde nel profondo.
Avviandoci all’uscita, mentre dietro di noi gli altri spettatori si cambiano opinioni in merito ai cinque film proiettati, vediamo arrivare un nutrito gruppo di persone che rapidamente si spargono nelle varie sale, andando così a incrementare il piacevole, ordinato brusio che conferma la capacità dell’evento di attirare un pubblico seriamente interessato e rispettoso del lavoro che sta dietro a Interiora. Che è, a parer mio, prima di tutto un esempio di come l’impegno e la coerenza, la passione e l’intelligenza riescano, quando operano onestamente e in sinergia, a creare qualcosa di potente. Mostruosamente potente.