L’insolito ordinario : TAMAN SHUD

Ognuno ha il suo metodo.
Ci sono quelli che tolgono dalle tasche dei pantaloni o della giacca ciò che vi è stato custodito subito dopo essersi tolti gli indumenti. Questi di solito corrispondono ai più precisi, ai più attenti, sono i pianificatori, sono quelli che pongono sulla scrivania le cose più importanti per poterle avere a portata di mano la mattina successiva .
Poi ci sono quelli che lo fanno in extremis, spesso prima di lavare il bucato.
Prima di infilare tutto dentro alla lavatrice frugano nelle tasche, con la speranza di trovarci qualche moneta o , perché no , qualche banconota ma spesso nella migliore delle ipotesi ci trovano una multa scaduta , il tappo della birra della sera prima o il mazzo di chiavi che stanno cercando da una settimana.
E poi ci sono quelli che le svuotano direttamente dopo la lavatrice.
I temerari, incuranti del dovere e sfidanti della fortuna.
Con la differenza che loro rimarranno sicuramente stupiti nel trovare ancora qualcosa nelle tasche.
Ognuno ha il suo metodo ma ognuno, chi prima e chi dopo, le svuoterà.
Ma se uno le tasche non le svuotasse più?
Se ci dimenticasse qualcosa, o se ce lo lasciasse deliberatamente, e qualcun altro lo trovasse ?
Se questo qualcuno uscisse di casa e poche ore dopo frugassimo senza il suo permesso nelle sue tasche, senza soffermarci a pensare perché amasse tanto i chewing gum Juice Fruit, perché avesse acquistato un biglietto per St. Leonard a Glenelg o perchè fumasse proprio le Kensitas ?
Se il nostro qualcuno non fosse un qualcuno qualsiasi ma un uomo adulto australiano dagli occhi nocciola ?
Se questo uomo, vestito con abiti di qualità , privi di etichetta e fatti di materiali insoliti vista la stagione, fosse stato trovato di prima mattina morto sulla spiaggia di Somerton ?
E se, di tutto ciò che era ancora nelle tasche , ci colpisse proprio uno strano biglietto che ci aveva lasciato ?
Se quel foglietto divenisse improvvisamente l’unica cosa capace di darci informazioni su quell’uomo, l’unica cosa a parlarci direttamente di lui ?
Lui non ha un nome, ma dal suo ritrovamento avvenuto nel 1948 ne è nato un caso internazionale e da quel giorno , non avendo con sé nulla che potesse identificarlo, il suo tratto distintivo è stato solo ciò che aveva con sé al momento del ritrovamento.
In particolare, ha destato interesse quel biglietto con scritte le parole Taman Shud che, in persiano, significa “finito”, “concluso”.
Sul retro, il pezzo di carta era bianco.
Quelle parole fecero pensare subito ad un suicidio , forse per un amore non corrisposto, poiché quella citazione proveniva da una raccolta di poesie divenuta famosa in Australia durante gli anni della guerra, The Rubaiyat di Khayyam , in particolare dalla parte dedicata alla riflessione sulla vita e sulla mortalità.
Dopo varie indagini si scoprirà che quel pezzetto di carta , nascosto dentro ad una tasca del cappotto del misterioso uomo, era stato strappato da una copia trovata ,successivamente, sul sedile posteriore di un auto.
E se, improvvisamente, venisse trovata anche una valigetta contenete vari oggetti personali tra cui dei capi di abbigliamento che riportavano il nome “ Kean” o “T. Keane” ?
Tutti indizi che continuavano a non semplificare il quadro generale.
La pista più interessante era ,e rimane, la presenza di alcune parole scritte a matita sul retro del libro, tutt’oggi di dubbio significato (riportate in figura) :
“ Non è chiaro se la prima e la terza riga comincino per “M” o per “W”, ma in genere si tende a considerarla una W, data la differenza con le M della seconda e della quarta riga. Si nota inoltre una piccola “X” sopra la ultima “O” del codice, il cui significato non è però interpretabile.”
Scartando l’ipotesi che il testo fosse in qualche lingua straniera, si valutò la teoria che potesse trattarsi di un codice ma i crittografi convocati per decifrarlo non vi riuscirono.
Sulla copertina posteriore del libro era segnato anche un numero di telefono di una ex infermiera che , durante la Seconda Guerra Mondiale, aveva regalato ad un militare proprio una copia dello stesso libro in questione.
Ciò non portò comunque a indizi significativi.
Si pensò anche che il misterioso uomo potesse essere una spia russa avvelenata da ignoti, ma anche questa pista ebbe gli stessi risultati.
Tutt’oggi non sappiamo il perché quell’uomo si trovasse in quella spiaggia, non sappiamo il significato di quelle annotazioni e, tanto meno, il perché avesse con sé quel pezzetto di carta.
Alle volte ci teniamo in tasca volutamente certe cose, altre volte semplicemente accumuliamo ciò che ci passa tra le mani nell’arco della giornata senza farci toppo caso ma , in realtà , le tasche “sono culla delle nostre motivazioni” , raccontano più di quanto crediamo quindi state attenti che magari ci lasciate un biglietto scritto da ubriachi e ne vien fuori un caso nazionale.
L’immagine copertina dell’articolo è realizzata da Giulia Migliori