Intervista @Mengo Music Fest: Niagara

Abbiamo incontrato Gabriele e Davide di Niagara subito dopo il live al Mengo Music Fest e abbiamo chiacchierato del loro ultimo album Hyperocean, di microcosmi virtuali e non, di persecuzioni numerologiche, e di selezione all’ingresso nei locali Berlinesi.
Ciao Ragazzi! Ci potete parlare un po’ del concept alla base dell’album?
Gabriele: Il concept di base è l’acqua. Tutti i brani del disco sono immaginati all’interno di un pianeta che è completamente ricoperto d’acqua. In realtà non è un pianeta immaginario, perchè è stato modellato in 3D, esiste veramente, nel…
Davide: nel Web!
Gabriele: Si. Poi esiste nel computer di Cy Tone che è il ragazzo che ci ha aiutato a realizzare il mondo di Hyperocean.
Davide: Esiste nelle nostre menti, nelle menti delle persone che ascoltano il disco e viaggiano insieme a noi. Stiamo cercando di portare più gente possibile su questo pianeta. E’ pulito, c’è solo acqua, natura.
Gabriele: Prima o poi faremo un tour virtuale all’interno di Hyperocean.
Quanto è rilevante lo scenario e la costruzione di un microuniverso, come in questo caso è il pianeta d’acqua Hyperocean, nella vostra produzione musicale?
Gabriele: Importantissimo. Noi non riusciamo a chiudere i brani finché non abbiamo una visione. La visione di ogni singolo pezzo compone il puzzle dell’intero album, che è poi un universo. In questo caso è diventato un intero pianeta.
Davide: E’ un po’ colpa di un libro che ho letto a dieci anni che si chiamava Potenze di dieci, dove potevi osservare che dentro a ogni universo c’è un altro universo, e così via a catena. Quindi in ogni cosa che facciamo c’è la costante di spostarsi di universo in universo. Credo che inconsciamente abbiamo questa visione costante di cose che si ripetono all’infinito.
Tra gli elementi che si ripetono c’è quello del doppio. Il titolo dell’album Otto, per esempio, il numero 11. E’ una cosa che vi affascina?
Davide: In parte è dovuto all’astrologia.
Gabriele: E alla numerologia.
Davide: Tutti e due siamo del segno dei gemelli e ne andiamo molto fieri. Infatti avevamo anche un progetto che si chiamava Gemini Excerpt.
Gabriele: Ci sono anche sfaccettature più semplici e diciamo giocose, su cui noi poi costruiamo dei mondi. Ad esempio Otto viene dal mio cognome che è Ottino. 11 viene dall’ossessione di Davide per questo numero
Davide: È un numero che mi perseguita.
Gabriele: Oggi eravamo alle 11:11 a fare benzina alla pompa 11.
Davide: E siamo nella stanza 202, che è sempre un doppio.
Gabriele: Ci piace unire i puntini. Era in effetti il mio gioco preferito della settimana enigmistica.
Hyperocean ha suggestioni più dark rispetto agli altri album, evoca molto lo stare immersi in un fondale oceanico.Cosa ha influenzato quest’evoluzione nelle vostre sonorità?
Davide: Mah, secondo me è che abbiamo registrato con un caldo allucinante e speravamo di andare sott’acqua, negli abissi dove il sole non poteva arrivare.
Gabriele: Sì. Poi è un ritorno all’origine, perché noi arriviamo entrambi da musica molto scura. Nei primi due dischi ufficiali di Niagara abbiamo cercato di aprirci. Però siamo inevitabilmente tornati a chiuderci.
Davide: Tanto poi ci riapriremo e richiuderemo, e riapriremo etc etc.. Alla fine facciamo sempre la stessa cosa. Dipende se siamo nella fase ascendente o discendente.
Come componete i pezzi? Vi spartite i compiti oppure è una commistione di interventi e apporti che si influenzano a vicenda ed evolvono insieme?
Gabriele: E’ così. Portiamo entrambi idee, che poi entrambi sviluppiamo. Ogni brano è nato in maniera diversa.
Davide: Non abbiamo una modalità di produzione. Se produciamo un pezzo in un modo poi non ci capita più di ripetere lo stesso modus operandi. Ogni pezzo segue un processo creativo totalmente diverso. All’interno dei tre dischi non credo ci siano due brani creati con una tipologia simile.
Gabriele: Abbiamo anche questa sorta di schizofrenia tra la produzione in studio e quello che creiamo poi improvvisando.
Davide: Poi, una volta fatto un pezzo con un determinato processo, quel processo non ci interessa più. Non abbiamo voglia di ripercorrerlo. E’ una cosa che denota anche un po’ di superficialità..
Gabriele: In effetti non arriviamo mai fino in fondo.
Davide: Forse non ci piace approfondire. Però è così. Come fare tutti i giorni la stessa strada. Magari in quel modo noti più cose. Però l’entusiasmo vero ce l’hai la prima volta.
A proposito di questo, il live differisce dall’album? C’è una componente di sperimentazione e improvvisazione sul palco?
Gabriele: In realtà no. Abbiamo alcuni progetti di improvvisazione in cui non ci poniamo limiti e non aderiamo a nessun tipo di stesura. Invece nel live di Niagara siamo abbastanza meticolosi nel cercare di riportare il più possibile fedelmente quello che è il disco. Cerchiamo di avere un suono un po’ più grosso, un po’ più potente, questo si.
Davide: La prima parte del tour la dedichiamo a portare i pezzi live al livello del disco. Una volta che riusciamo a farli bene, se possiamo aggiungere a quel punto qualcosa che è più figo, lo facciamo. Però la priorità è che rendano nel modo in cui li abbiamo in testa.
Siete partiti campionando alcuni brani della colonna sonora del film Niagara. Che rapporto c’è con il cinema e le colonne sonore?
Gabriele: In realtà quel progetto che era l’inizio di Niagara non è mai uscito discograficamente, ma a livello concettuale è rimasto il cuore di Niagara. Anche involontariamente, sempre rispetto alla nostra modalità di produzione che prevede la creazione di immagini per poter chiudere un brano. Una visione molto vicina al soggetto di un film o di un cortometraggio.
Davide: Ci piacciono molto le colonne sonore.
Gabriele: Io faccio anche video. Davide si trova spesso a lavorare con sonorizzazioni, colonne sonore.
Chi è che realizza i video per Niagara?
Gabriele: Uno dei video di Hyperocean è stato creato da Cy Tone. Ha creato questo mondo virtuale in cui poi lui è andato a porre delle telecamere che si muovevano all’interno di questo pianeta. Escher Surfers l’ho fatto io invece, insieme ad altri. Però ultimamente ci piace lasciare questo compito ad altri.
Davide: E’ bello vedere quello che gli altri percepiscono dalla nostra musica. Ci insegnano a capire che tipo di viaggio abbiamo fatto, magari anche inconsciamente, o convinti di farne uno completamente diverso.
Gabriele: Ci piace coinvolgere artisti che stimiamo o che condividono la nostra stessa sensibilità in questo percorso. Creiamo queste famiglie allargate.
Davide: Poi si incontrano tra di loro, producono cose insieme, è bellissimo.
La casa discografica è Britannica,i testi sono in inglese, avete registrato a Berlino, fate date in tutta europa. E’ possibile dire che avete intrapreso una direzione molto internazionale. E’ stata una scelta deliberata o qualcosa che è successo in modo spontaneo?
Davide: È stata necessità. All’epoca di Niagara e dell’altro progetto che avevamo insieme, Numb, in Italia non ci cagava nessuno. Oppure ci dicevano “Figo”. Però cantalo in italiano, cambia qualcosa, fammi un coro singolo”.
Gabriele: “Vestiti più figo”.
Davide: “Sfrutta la tua bellezza”. Cose di questo genere. A quel punto noi abbiamo mandato il progetto all’estero, ed è piaciuto più lì che qua. Le stesse risposte stampa straniere sono state più veloci all’epoca. Poi adesso in realtà il progetto piace anche qua.
Com’è registrare a Berlino?
Gabriele: Bello. Faticoso. Ci sono un sacco di distrazioni, però noi siamo stacanovisti. E poi non ci facevano entrare in nessun cazzo di locale!
Davide: È vero!
Gabriele: Proprio ieri ho visto un film intitolato Eden, che è la storia del garage francese negli anni ‘90. E ci sono i Daft Punk che non riescono mai a entrare nei locali, all’inizio perché sono semisconosciuti e poi perché nessuno conosce la loro vera identità.
Davide: Allora ci siamo sentiti degli sfigati perché in realtà tutti conoscono la nostra vera identità.
Gabriele: Quindi torneremo sempre e inevitabilmente in studio a far musica!