SABOGIA FESTIVAL – 2 Giorni tra Drone, Cantautori e musica sperimentale

« Ut queant laxis
Resonare fibris
Mira gestorum
Famuli tuorum
Solve polluti
Labii reatum
Sancte Iohannes »
Da esso derivarono i nomi delle note Ut-Re-Mi-Fa-Sol-La-Si. In questo modo Guido Monaco, pose le basi del sistema teorico detto solmisazione (la prima forma di solfeggio).
Arezzo, capoluogo di provincia, poco più di 100.000 abitanti, ha offerto i natali a Guido Monaco, inventore del tetragramma predecessore del pentagramma. Ma il 1050 d.C., anno in cui morì, è ormai lontano e la musica ha aperto molto i suoi orizzonti, offrendo variegati generi e proposte.
Sicuramente una proposta generale ed esaustiva di musica in una cittadina di provincia non è così semplice. Soprattutto quando parliamo di musica sperimentale o di nicchia.
Ma nell’ultimo anno ci sono state delle esperienze che hanno dato a questa città della speranza. Un esempio è la realtà del centro giovani di villa severi con il loro Art of Noise, che ha visto una crescita di partecipazione grandissima. Un’altra realtà era il Pastifico Elettrico che negli anni aveva fatto delle proposte uniche e preziose per una città come Arezzo in cui non c’erano mai state. Poi, purtroppo, la chiusura. È sempre brutto quando un centro di aggregazione chiude. La scena musicale weird era rappresentata da loro. Nel momento in cui un posto del genere cessa di esistere, si crea un vuoto che non è facile da riempire. Certi contenuti non sono facile da proporre.
Ma la speranza è l’ultima a morire come si suole dire, ed ecco quindi che le persone volenterose e sensibili, le stesse che prima erano dei fruitori, hanno capito che se volevano vedere nella loro città concerti del genere avrebbero dovuto creare loro stessi un evento.
Queste persone sono Iacopo e Tommaso, ideatori del Sabogia Festival. Ho voluto incontrarli per capire, per scoprire, cosa spinge a coltivare tanta passione per proporre un contenuto curioso tanto quanto interessante come un festival di musica sperimentale.
Da dove nasce l’idea del sabogia festival?
I: Sono anni che ci diciamo di proporre qualcosa di nuovo, che vada oltra il concerto, ma non ci sono mai state le basi per farlo. Oggi invece, per una serie di eventi tra cui le mie esperienze con la mia etichetta Zen Hex e ancor prima Sons of Vesta, la prospettiva della nascita dell’etichetta di Tommaso Shaman Tapes e una serie di piccoli eventi che abbiamo organizzato insieme, abbiamo deciso di creare uno showcase di tante realtà diverse che vengano esposte in contemporanea per creare qualcosa di nuovo e speriamo interessante.
Ma siete proprio convinti che una proposta del genere ad Arezzo possa funzionare?
T: Ovviamente far funzionare eventi del genere nella nostra città non è facile. Non ci sono nomi blasonati o conosciuti. Quello che diventa fondamentale quindi è una partecipazione attiva del pubblico, in un posto del genere le persone devono essere curiose e interessate. Ci siamo detti che proponendo uno specchio di 10 gruppi musicali e due dj potevamo intercettare il gusto di diverse persone. In questo modo si può venire al festival senza pregiudizi, si possono trovare cose che magari non piacciono e altre che possono suscitare emozioni nuove.
Ma qual è l’idea generale del festival che avete?
T: La connessione che si può creare tra i gruppi e il pubblico, ma anche il background che accumuna i gruppi stessi. Difatti anche se può sembrare una line-up a livello di generi molto sgangherata, chi segue questa scena sà che questi progetti sono collegati da un Fil Rouge. Gli artisti si conoscono tutti, o quasi, tra di loro. La techno e la musica drone sembrano molto lontane, ma l’underground ha da molto tempo mischiato le varie atmosfere musicali, e questo accade anche ad artisti con attitudine metal o a proposte più acustiche.
I: Ecco quindi che alla fine pensiamo che sia un sound scuro e psichedelico quello che unisce tutti i progetti. Così alle persone a cui può piacere un genere, venendo al festival, possono trovare delle buone vibrazioni anche in un’altra proposta affine.
Il nome del festival da dove viene?
I: Con Tommaso ridiamo spesso delle parole in dialetto aretino. L’idea di chiamare un festival di musica ostica Sabogia (in aretino vuole dire un colpo molto forte, una cignata) ci piaceva. Questo nome dà bene l’idea di qualcosa che ti dà un colpo improvviso, molto forte, che ti scuote, e poi essendo dialettale avrebbe dato l’idea di qualcosa che si radica bene nel territorio.
T: Volevamo inoltre giocare con l’idea che il festival fosse concentrato su una proposta abbastanza difficile. Ma in realtà non tutti gli artisti richiedono una concentrazione e una partecipazione veramente attiva.
Come mai il colore magenta per la locandina?
I: Abbiamo scelto il magenta perché è veramente un colore urticante, ma allo stesso tempo molto bello, alla fine ti colpisce, proprio come una sabogia.
Ma c’entrano niente le quote rosa all’intero del festival?
T: Ci sono delle quote rosa che abbiamo voluto fortemente. In questo momento ci sono tante artiste che stanno spiccando in questa scena, sarebbe stato un peccato che le lasciassimo fuori. Le donne hanno una sensibilità diversa, e lo testimoniano con opere che è giusto ascoltare.
I: Il rock di natura è sempre stato cazzo-centrico, noi nel nostro piccolo siamo solo felici di esser riusciti ad ospitare all’interno del festival rappresentanti di entrambi i sessi e/o con orientamento variegato. L’arte e la musica sono di tutti, a prescindere da sesso, colore o orientamento sessuale.
Cosa dobbiamo aspettarci quindi?
I: Alcune performance saranno sono molto fisiche e alcune sicuramente molto suggestive. Un esempio gli Holiday Inn, che nonostante il loro set scarnificato all’osso hanno una fisicità impressionante, tra salti e urla in mezzo al pubblico. Oppure Mai Mai Mai, con il suo costume che è un incrocio tra uno stregone e un sacerdote, che suscita subito un fascino ipnotico; in tutte le performance l’ascolto della musica è completato dalla performance, come in un moderno spettacolo teatrale, in cui il musicista cerca di portarti nel suo mondo.
Il coinvolgimento è quindi fondamentale?
T: Sabogia può essere visto come un luogo molto lontano o un rituale. Gli artisti che suoneranno cercheranno di portare il pubblico altrove, e ci auguriamo che l’interazione, anche quando richiesta maniera molto forzata, porti gli spettatori a lasciarsi andare, invece di arretrare spaventati o intimoriti. Invitiamo tutte le persone che sono curiose a venire ad assaggiare la Sabogia. Sperando anche che si inizi finalmente a ricreare quel tessuto culturale di cui si parla spesso, ma che non vediamo ormai molto presente da noi.
Che dire, buona Sabogia a tutti.